La scrittura cinese non ha un alfabeto, ma è un sistema basato su caratteri (汉字 hànzì), spesso erroneamente chiamati ideogrammi. Volete saperne di più?
Come funziona la scrittura cinese? Il cinese ha un alfabeto? Come si leggono gli ideogrammi? Queste sono solo alcune delle domande che chi studia cinese si sente sesso chiedere.
Il primo punto da chiarire è che la scrittura cinese non ha un alfabeto. I "simboli" che compongono la scrittura cinese non sono né lettere, né ideogrammi, ma si chiamano caratteri (汉字 hànzì).
Per capire come funziona questo sistema così diverso dal nostro, possiamo dire che a ogni carattere corrisponde un significato, un concetto, una cosa... Non possiamo paragonare i caratteri cinesi alle nostre lettere ed è sbagliato parlare di "alfabeto cinese". Per scrivere una parola cinese basta un solo carattere, anche se nel cinese moderno la maggior parte delle parole sono composte da due caratteri. Nelle lingue che usano un alfabeto, invece, una parola è composta da una serie di lettere che prese singolarmente non hanno alcun significato (salvo rare eccezioni).
Il carattere cinese è quindi un insieme ordinato di tratti che porta con sé un significato fisso e una pronuncia associata a un tono:
Carattere | Pronuncia e tono | Significato |
---|---|---|
妈 | "ma", primo tono: mā | mamma |
麻 | "ma" secondo tono: má | tessuto di canapa |
马 | "ma", terzo tono: mǎ | cavallo |
骂 | "ma", quarto tono: mà | insultare |
Come potete notare, il significato di ogni parola varia a seconda del tono con cui è pronunciata: il cinese infatti è una lingua tonale. I toni sono 4 più uno neutro e sono indicati solamente nella trascrizione fonetica dei caratteri, il pinyin, tramite l'uso di accenti che segnalano l'andamento della voce. Nella lingua cinese il fenomeno degli omofoni è molto diffuso; questo deriva dal fatto che esiste un numero limitato di sillabe (circa 400) con le quali si formano decine di migliaia di parole diverse. Molto spesso si ricorre alla scrittura per evitare equivoci. Un esempio? La parola kuai, se pronunciato al quarto tono (kuài) può significare "veloce" (快), oppure "pezzo" (块). Come potete vedere, il carattere è l'unico modo per sapere il significato in modo inequivocabile.
Con una popolazione di circa 1.5 miliardi di persone e 56 diversi gruppi etnici, in Cina in realtà coesistono innumerevoli dialetti e varietà linguistiche, più o meno intelligibili tra loro. La cosa curiosa è che i caratteri cinesi sono gli stessi e si scrivono allo stesso modo in tutte le varianti e i dialetti, dal mandarino al cantonese. A cambiare è solo la pronuncia. È proprio grazie a questa sua particolarità che la scrittura cinese, per oltre due millenni, ha fatto da collante per la civiltà e la cultura.
La scrittura cinese è il sistema più antico ancora in uso oggi e la sua storia può essere datata agli albori della civiltà cinese, durante la dinastia Shang (1600 - 1046 a.C.), quando compaiono i primi simboli riconducibili a un codice. I reperti più antichi sono datati intorno al 1200 a.C. . Con la prima unificazione dell'Impero cinese ad opera di Qin Shihuang (colui che ha commissionato l'Esercito di Terracotta) nel II secolo a.C. si assiste al primo tentativo vero e proprio di sistematizzare e unificare la scrittura e i caratteri cinesi. Da allora i caratteri sono rimasti quasi invariati fino al 1956, quando si ha un'importante semplificazione volta ad aumentare il tasso di alfabetizzazione della popolazione della neonata Repubblica Popolare Cinese. Oggi in Cina continentale si usano i caratteri semplificati, mentre a Hong Kong, Macao e Taiwan si usano ancora i caratteri precedenti la semplificazione del 1956, denominati "caratteri tradizionali".
Curiosità: il sistema di scrittura giapponese utilizza due alfabeti, hiragana e katakana e una parte di caratteri cinesi tradizionali, chiamati kanji. I caratteri cinesi arrivano in Giappone nel VI secolo e hanno costituito la base da cui si è sviluppata la scrittura del giapponese moderno.
Secondo alcuni studiosi, i caratteri cinesi possono essere annoverati tra le grandi invenzioni della civiltà cinese, non solo per essere stati un importante mezzo di comunicazione tra i vari dialetti della Cina, ma anche per l'enorme influenza che hanno avuto per le lingue e le culture limitrofe, come il Vietnam, la Corea e il Giappone, durante la dinastia Tang (618-907) e Song (960-1279).
Come abbiamo spiegato nel paragrafo precedente, non esiste un alfabeto cinese, ma si usano i caratteri (汉字 hànzì). Se a ogni carattere corrisponde un significato... quanti sono i caratteri cinesi? Lo Zhonghua Zihai, il più grande dizionario cinese pubblicato, ne comprende oltre 85000! Se avete appena iniziato a imparare il cinese non scoraggiatevi: conoscendone dai 2500 ai 5000 sarete in grado di leggere e comunicare fluentemente!
Perché si chiamano caratteri e non ideogrammi? La parola "ideogramma", letteralmente, significa "segno che rappresenta un'idea", quindi non è corretto utilizzare questo termine per riferirsi ai segni della scrittura cinese. Gli ideogrammi, infatti, sono solo una piccola parte dei caratteri cinesi. Esistono sei grandi gruppi di caratteri cinesi, così come classificati da Xu Shen (许慎, 58 - 148 d.C. circa):
Ogni carattere cinese è composto da un numero preciso di tratti che devono essere tracciati seguendo un ordine fisso. Se non si segue l'ordine dei tratti, si rischia di disegnare un simbolo incomprensibile o scorretto agli occhi di un cinese madrelingua. Seguire un ordine preciso, inoltre, facilita la memorizzazione del carattere. La regola generale per ricordarsi l'ordine giusto dei tratti di un carattere è: dall'alto al basso, da sinistra verso destra. Per esempio, anche per scrivere il semplice carattere 口 "bocca", bisogna rispettare un ordine fisso: si inizia dal tratto verticale a sinistra (dall'alto verso il basso), il secondo tratto è composto dalla linea superiore orizzontale (da sinistra verso destra) e quella verticale sinistra tracciate senza interruzione, come ultimo tratto la linea orizzontale in basso (da sinistra verso destra).
La scrittura cinese è la più antica ancora in uso oggi. Le prime testimonianze di pittogrammi si trovano sulle ossa oracolari utilizzate durante la dinastia Shang (1600-1046 a.C.) per la divinazione. Gli indovini, servendosi di gusci di tartaruga o scapole di bue come supporto, rappresentavano con simboli e disegni la domanda per la quale serviva un responso. L'osso veniva poi bruciato con una fiamma viva e, in base alla direzione e alla tipologia di crepe create dal fuoco, l'indovino interpretava la risposta degli dei. Gli ideogrammi e i pittogrammi hanno origine proprio da questi simboli usati dagli indovini sulle ossa oracolari.
A partire dall'XI secolo a.C. la scrittura diventa uno strumento anche per la politica e la burocrazia e inizia a essere codificata in un vero e proprio sistema con regole precise. Dalle ossa oracolari si passa alle iscrizioni su bronzo e altri supporti e, con l'evoluzione delle tecniche, cambiano anche le forme, che si fanno più stilizzate, e il modo di scrivere i caratteri.
L'unificazione del territorio cinese avvenuta sotto il Primo Imperatore Qin Shihuang della dinastia Qin (221 - 206 a.C.) porta alla creazione per la prima volta di un sistema di scrittura standardizzato ufficiale. Il primo ministro Li Si fu particolarmente attivo nella creazione di uno standard grafico dei caratteri cinesi basandosi su quelli incisi sui vasi rituali in bronzo. Questo primo stile di scrittura e calligrafia cinese è conosciuto come zhuanshu (篆書, zhuànshū) o "stile del sigillo".
Con la diffusione della scrittura, sorge la necessità di uno stile di scrittura dalle forme più semplici, da essere usato per la burocrazia. È così che inizia a diffondersi lo stile degli scrivani (隸書 lìshū), che va a sostituire lo stile del sigillo intorno al II secolo d.C. Durante la dinastia Han Occidentale (25 - 220 d.C.), le forme dello stile del sigillo vengono semplificate prendendo spunto dallo stile degli scrivani e viene creato il kaishu (楷書, kǎishū). Questo nuovo tipo di calligrafia appare più delicato e pulito e diventa il modello su cui si basano tutti gli stili di calligrafia successivi. I caratteri dalla forma tondeggiante appaiono più appiattiti e stilizzati, inoltre si fissano alcune regole per la scrittura con il pennello che sono fondamentali ancora oggi. Il kaishu è lo stile di scrittura utilizzato ancora oggi e non ha subito modifiche fino al XX secolo.
Nel 1956, per diminuire il tasso di analfabetismo della popolazione, i caratteri cinesi sono stati semplificati riducendone il numero di tratti. Oggi infatti esistono due set di caratteri: il cinese semplificato usato nella Repubblica Popolare Cinese e il cinese tradizionale usato a Hong Kong e Taiwan. Attenzione però: questa distinzione si riferisce solo alla scrittura cinese!
Possiamo definire la calligrafia cinese come l'arte di scrivere i caratteri cinesi in modo che comunichino un messaggio che va oltre il significato letterale delle parole, servendosi di pennello e inchiostro. Ha una storia che va di pari passo con lo sviluppo della scrittura ed è considerata una delle forme tradizionali di arte, nonché espressione della millenaria cultura cinese.
La calligrafia cinese ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella selezione dei funzionari e dei burocrati a servizio dell'Impero. Durante gli esami imperiali la calligrafia era valutata come parte integrante delle prove scritte. Era simbolo di erudizione e saggezza e, per tale ragione, anche gli imperatori fin da bambini erano istruiti dai migliori maestri nell'arte della calligrafia.
La natura pittografica della scrittura cinese è la fonte da cui nasce e trae ispirazione l'arte della calligrafia. In un primo momento i caratteri cinesi sono solo un modo per veicolare e registrare informazioni, ben presto si sviluppa la necessità di creare forme e stili differenti per adattarsi a diversi supporti: dalle ossa oracolari si passa al bronzo, fino ad arrivare alla scrittura con pennello e inchiostro su bambù, seta o carta.
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